Wednesday 25 February 2009

Regulating Digital Media

Regulators and politicians worldwide have recently come up with all sorts of attempts and proposals to regulate P2P file sharing, enforce IP rights on digital content, punish unruly behaviour (e.g. PirateBay). So far, little progress has been made:

  • Lots of arguments between stakeholders (see, for example, this from Quintarelli)
  • Little agreement on what the debate is about (this, again from Quintarelli, who's been very vocal about the issue, especially on his Italian blog)
  • ...and very little meaningful progress.
Now Giavasan (via Mantellini) comes up with an metaphor for the whole thing.



After all, when refrigerators became affordable (1927), consumers (families) could access new ingredients, created new recipes, and ultimately had much richer meals at home, while businesses and professionals (such as restaurants and restaurant chefs) certainly had to adapt to the new environment.
  • Restaurant chefs, for example, now publish recipe books (instead of asking regulators to uphold their IP rights over a recipe and try to prohibit everyone else from "copying" it!)
  • Restaurants surely had to diversify their offer: more sophisticated, exotic, or otherwise "special" (instead of asking politicians to ban the use of refrigerators at home!).
Are artists the new chefs, and media companies the new restaurants?


I think so, and maybe artists and media companies would do better if they spent more time researching alternative business models, rather than fight a battle that they can't seem able to win.

Thursday 19 February 2009

Doing business

(from Manteblog, freely translated and adapted)

An anonymous entrepreneur recently said:

The Company must negotiate with the unions. The Company must talk to the Tax Authorities. The Company must listen to employees. Now it must also engage in "conversations" with the market. How about spending my time to find customers and do business?

As those who know me are aware of, I'm a big fan of Enterprise 2.0 business models, Corporate Social Responsibility, etc but never forget all of these smart ideas are a better way to do business (and more), never a goal in themselves.


Linking social responsibility, business agility, etc. to business results - that's what it's all about.

Tuesday 17 February 2009

Cool music: Matze Knop - Numero Uno

I find it funny&cool!


Full song lyrics (hilarious!) below.


Fritti, Scampi, et Chianti, calamari
Luca sei per me - NUMERO UNO

Cannelloni, Luca Toni, Pepperoni
Luca sei per me - NUMERO UNO

Bella Donna, Mama Mia, Alimente
Ciao Ciao, Roma Roma, Ribery, Amore Mio

Mozzarella, Mortadella, Mit Nutella
Luca sei per me - NUMERO UNO

Prego, Foul an Luca Toni
Simulazioni, Stehe wieder auf (hey)

Prego, Luca Tore mache, Und bei Jubel lache, Campioni LUCA TONI

Zabaione, Minestrone, Oben Ohne
Luca sei per me - NUMERO UNO

Italiani, trifft Germani, große Klappe
Luca sei per me - NUMERO UNO

Bella Donna, Mama Mia, Alimente
Ciao Ciao, Roma Roma, Ribery, Amore Mio

Amaretto, Rigoletto, Benedetto
Luca sei per me - NUMERO UNO

Prego, Aqua minerale ,Grappa speziale
Cozze vongole

Prego, Foto di panini, Schicker Lamborghini, Luca Toni kriegt Millioni

Tortellini, Cappuccini, Con Martini
Luca sei per me - NUMERO UNO

Luca Toni, Telefoni, Berlusconi
Chiama qui per te - NUMERO UNO

Bella Donna, Mama Mia, Alimente
Ciao Ciao, Roma Roma, Ribery, Amore Mio

Schwarze Haare, Viel palare, Calcio di mondiale ma per me - NUMERO UNO

Welcome to the news of the world:

Colero ma-kio mio millo piascolo piccolo, no, Monaco di bavaria, Campioni del Mondo, no, EM ausgeschieden, no che bello, no, alora che bello

Gool de Luca Toni!!

Tortellini, Cappuccini, Con Martini
Luca sei per me - NUMERO UNO

Luca Toni, Telefoni, Berlusconi
Chiama qui per te - NUMERO UNO

Bella Donna, Mama Mia, Alimente
Ciao Ciao, Roma Roma, Ribery, Amore Mio

Schwarze Haare, Viel palare, Calcio di mondiale ma per me - NUMERO UNO

Caro Epifani, vuole anche le mutande?

(in Italian, again)

Scrive Giampiero Mughini su Libero, ripreso da Dagospia:

Caro Guglielmo Epifani, da segretario della Cgil lei ha chiesto ieri un aumento delle tasse su coloro che hanno redditi superiori ai 150mila euro lordi annui. Né mi pare lei distinguesse tra redditi professionali (ottenuti con la quantità e la qualità del proprio lavoro) e redditi provenienti, che so io?, dal fatto che tuo padre ti ha lasciato dieci appartamenti da cui ricavi un fitto senza fare una beata acca. Lei parla di "ricchi" in astratto, di gente che deve essere spremuta ulteriormente perché ne siano avvantaggiate le "divisioni" sociali che lei rappresenta.

Spremuta ulteriormente, ossia oltre il 50 per cento di prelievo fiscale attualmente in corso. Sono uno degli italiani che dichiarano al fisco un reddito superiore ai 150 mila euro lordi l'anno, e dunque la sua proposta (o meglio la sua minaccia) mi tocca personalmente. Dirò di più, mi tocca al punto da prenderla come un'offesa al mio lavoro e al mio curriculum professionale. Vengo e mi spiego.

I SOLDI DAL CIELO
Noi non ci conosciamo personalmente. Mi dicono che lei è una persona garbata e ragionevole. Ci siamo intravisti un attimo, il giorno in cui la Camera del lavoro di Roma a Corso d'Italia ospitava la bara con il corpo di Vittorio Foa, e ci siamo scambiati un cenno di saluto. Non so bene se lei abbia mai lavorato in vita sua, fermo restando che io non considero lavoro le riunioni di fazioni e i comizi e quelle altre cose lì di voi politici di professione.

Non che sia meno del lavoro, il vostro fare è un'altra cosa dal lavoro. Del vendere il proprio lavoro a un committente e patteggiarne il prezzo e farselo pagare.
Perché di questo le voglio parlare, a farle capire l'offesa insopportabile che mi viene da uno che vuol prelevare ancor di più del 50 per cento dal reddito professionale.

Il reddito professionale, caro Epifani, non è che ti cada dal cielo. È la foto di quello che hai fatto nella tua vita di lavoro e di quanto stai facendo nel presente. Il mio reddito professionale è la foto di quattro lavori che accumulo, mettendoci tutti i sabati e le domeniche, prendendo non più di dieci giorni di vacanze l'anno, lavorando a Pasqua e a Ferragosto, ma anche alle dieci di sera, quando riscrivo per la decima volta un capoverso del libro che sto per consegnare.

Non una lira del mio reddito viene da partiti, sindacati, logge massoniche, fazioni o "appartenenze" di un qualsiasi tipo. Mi viene da committenti che hanno chiesto il mio lavoro e che sono disposti a pagarlo quanto si addice a un lavoro di buona (forse di ottima) qualità. Se io consegno a Libero un articolo che fa schifo, quell'articolo finisce in un cestino e non mi viene pagato.

Se consegno alla Mondadori un libro che fa schifo, quelli me lo rimandano indietro senza darmi un euro. Se vado in televisione a chiacchierare, e balbetto o le sparo grosse o comunque la linea dell'ascolto va giù in quel momento, per me è bell'e chiusa. Questo lei lo capisce, Epifani? Lo ha mai fatto, di vendere il suo lavoro e di dover combattere a farselo pagare? Lei sa che cos'è una fattura Iva?

È che tu hai lavorato ad esempio il 14 febbraio e dunque emetti fattura il 14 febbraio. Secondo le regole del fisco italiano, è come se tu il 14 febbraio avessi incassato e i soldi della prestazione e l'Iva. Tanto che dopo un mese quell'Iva la devi restituire allo Stato. Ebbene oggi è grasso che cola quando un'azienda ti paga a quattro mesi di distanza dalla tua prestazione.

Lei si è mai trovato in una situazione del genere? Lunedì prossimo, il 16 febbraio, scatta la prima scadenza Iva del 2009. Ovvio che la buona parte dei soldi da me fatturati entro a questo periodo fiscale io non li ho visti né da vicino né da lontano. Non importa, pagherò.

DOVERE DI CITTADINO
Farò il mio doloroso dovere di cittadino e di contribuente. La parola "solidarietà" di alcuni babbei si gonfiano le gote da mane a sera, io la pratico all'essenziale. Versando allo Stato, e dunque in modo che venga redistribuito alle fasce deboli o meno fortunate della società, il 50 per cento del mio reddito, il 50 per cento del cachet che mi sono conquistato in 40 anni di lavoro. Ovvio che quel cachet è molto più alto di quando arrivai a Roma con seimila lire in tasca, nel 1970, e scrissi un articolo che mi costò una settimana di lavoro e che mi venne pagato 11mila lire lorde.

Ma non è che in quell'occasione io chiedessi aiuto alla Cgil o alla loggia P2. Era una regola del mercato: ero giovane e acerbo, loro valutavano che le righe con la mia firma valessero 11mila lire. Così come è una regola del mercato che oggi il mio cachet sia almeno 50 volte superiore. Non mi hanno regalato nulla, caro Epifani. Ci ho messo del mio, nella qualità e nella quantità.

E adesso che nessuno mi rompesse ulteriormenete i coglioni. Lo diceva il comunismo leninista, 50 per cento a te, 50 per cento allo Stato. Non lo vorrei proprio un comunismo epifanista che andasse oltre quel 50 per cento. Buon lavoro.


Aggiungo: quand'e' che la nostra amata classe dirigente capisce che tassare il presente in modo miope e' il miglior modo di tarpare le ali al futuro della nostra societa'?

Monday 2 February 2009

Hanno ucciso l'Alitalia (Part II)

(in Italian)

Roberto Colaninno, Presidente di Alitalia, sul Corriere della Sera di oggi:

Non possono coesistere due aeroporti con la stessa vocazione a 40 chilometri di distanza. [...] Le comodità si pagano. Allora o le paga il cittadino milanese, o le paga, in termini di disservizio e di costo, la comunità. Questa però è una scelta politica. Noi come società privata abbiamo deciso di non sopportare il costo della comodità dei cittadini di Milano

Sempre sul Corriere della Sera, risponde il Senatore Roberto Mura (Lega):
Malpensa, con la liberalizzazione degli slot, è a disposizione del mercato e saranno le compagnie nel caso a decidere, non certo le avventate dichiarazioni di Colaninno [...] Linate è un ottimo city airport, invidiato da tutti e anche su questo non si deve montare un caso tra governo e Cai, ma è il mercato a decidere come sviluppare l'aeroporto milanese

Infatti poco dopo l'ANSA pubblica il commento di Easyjet:
EasyJet e' pronta a salvare Linate e a investire ulteriormente in Italia. Abbiamo gia' ridato vita a Malpensa e saremmo onorati di poter fare lo stesso per Linate poiche' crediamo che Cai (Alitalia, NdB) guardi soprattutto ai propri interessi e non a quelli dei consumatori. Tutto cio' che ci serve e' il diritto di poter operare piu' rotte, infatti abbiamo gia' provveduto a richiedere 30 slot (diritti di volo, ndr) a Linate e 40 a Fiumicino e siamo pronti a batterci per ottenerli. Parigi, Berlino e Roma hanno due aeroporti e Londra ne ha persino cinque. Milano e' una delle piu' grandi e ricche citta' in Europa e affermare che sia troppo piccola e troppo poco importante per avere due aeroporti e' uno schiaffo a questa citta' strategica e ai suoi abitanti.

Da parte mia, penso che questa (finta) pubblicita' di Ford, GM e Chrysler - notoriamente sull'orlo della bancarotta - dovrebbe essere replicata per Alitalia.



Perdonate lo sfogo, ma e' quasi un anno che - da Freccia Alata Plus - non vedevo l'ora di sfogarmi su questa questione!

 
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